Grande partecipazione anche alla seconda catechesi di formazione liturgica.
Più che raddoppiate le presenze a Salmata, centro pastorale di Santa Maria di nuovo pieno.
“Fate questo in memoria di me”, quello che può apparire come un comando di Gesù in realtà è una promessa, “ogni volta che celebrerete, io sarò in mezzo a voi e voi sarete in comunione con me”.
Ogni Celebrazione Eucaristica si compone di due grandi MENSE, la LITURGIA DELLA PAROLA E LA LITURGIA EUCARISTICA e di tre Riti, quelli di Introduzione, di Offertorio, di Postcommunio.
Il primo passo che compiamo quando celebriamo l’Eucaristia è il convenire insieme in assemblea.
I RITI DI INTRODUZIONE ci aiutano a sentirci comunità, a riconoscerci peccatori e bisognosi della Misericordia di Dio, a costituirci famiglia.
Il Canto di Ingresso, che, insieme a quello per la Presentazione dei Doni, per la Comunione e al Canto Finale, compone i Canti Processionali, deve essere adeguato al tempo e al giorno liturgico che si sta vivendo, ci invita ad unire le nostre voci in un’unica voce di Lode a Dio, ad armonizzarci con gli altri, per scoprirci tante membra dell’unico Corpo di Cristo.
Dopo la Processione di Ingresso, in ricordo di Gesù che entra a Gerusalemme per offrirsi in sacrificio per noi, il sacerdote bacia l’altare, segno della presenza di Cristo, a nome di tutta l’assemblea e lo venera.
Il Segno della Croce che facciamo all’inizio della Celebrazione richiama il nostro Battesimo. “Fallo bene e mentre lo fai sentiti avvolto dall’abbraccio misericordioso di Dio”.
Riconoscersi peccatori dinanzi a Dio che si dona per noi è la prima cosa che siamo chiamati a fare con l’Atto Penitenziale.
“Una comunità è formata da cristiani non più peccatori né già santi, caduti e cadenti ma sostenuti dalla promessa della Misericordia di Dio”, riconoscere i propri peccati è coraggio di verità per non vivere mascherati.
Anche nella tua vita, non vedere l’altro come il tuo nemico, nelle contese ha ragione chi per primo chiede scusa, “giudicare gli altri ci rende ciechi, mentre l’amore è illuminante”.
Il Gloria, che insieme al Kyrie, al Salmo Responsoriale, all’Alleluia, al Santo, al Mistero della Fede e all’Agnello di Dio compone i Canti Rituali, evoca il canto degli Angeli alla Nascita di Gesù, è un inno di lode, il gioioso annuncio del Verbo che si è fatto carne e per questo va cantato.
L’ultima parte dei riti introduttivi è rappresentato dalla Colletta, cioè la raccolta delle preghiere dell’assemblea per mezzo del celebrante.
Nella LITURGIA DELLA PAROLA è Dio che dialoga con il suo popolo, Dio parla (prima e seconda lettura), l’uomo risponde (Salmo e Canto al Vangelo), Cristo poi prende possesso dell’assemblea (Vangelo), e il popolo professa la sua fede con il Credo, elemento battesimale per eccellenza.
L’Antico Testamento presenta la salvezza annunciata e preparata, il Nuovo Testamento la realizzazione e il compimento. Attraverso l’Omelia, il sacerdote poi attualizza la Parola e la trasforma in salvezza da vivere.
Con la Preghiera dei Fedeli, infine, attraverso la quale eleviamo la nostra preghiera a Dio e lo invochiamo, si chiude la Liturgia della Parola.
È fondamentale che i lettori preparino bene le letture e le proclamino in modo da trasformarle in evento, la Parola capita e pregata diventa testimonianza.
“Chi non accoglie la Parola del Verbo, non può ricevere il Corpo del Verbo”.
Questa una sintesi di quanto relazionato da don Antonio Borgo a Salmata e da Suor Rosa Magaz a Santa Maria degli Angeli.
(16-17 Gennaio 2018)