Adorare in Spirito e Verità

Adorazione Eucaristica Diocesana e Preghiera di Guarigione

1 marzo 2018 ore 21:00 Istituto Serafico di Assisi

In questo tempo forte, che ci prepara a vivere il momento fonte e culmine di tutto l’Anno Liturgico, il Triduo Pasquale, e in continuità con le riflessioni che abbiamo fatto durante le catechesi “Lo Spirito della Liturgia:L’Eucaristia”, vogliamo entrare nel deserto con il Signore.
“Ti attirerò a me, ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore” queste le parole che Dio rivolge ad ognuno di noi in questa Quaresima.
Lasciamoci condurre nel deserto e lasciamoci sedurre dal Signore, inginocchiamoci davanti al Santissimo e lasciamo che parli al nostro cuore, esaudiamo il suo desiderio potente e dolce dell’intimità con ognuno di noi, dello stare a tu per tu con noi.
Invito tutti Voi alla Preghiera di Guarigione e all’Adorazione Eucaristica Diocesana che faremo giovedì 1 marzo 2018 alle ore 21:00 all’Istituto Serafico di Assisi.
Vivremo un momento molto intenso in cui ognuno di noi offrirà le proprie sofferenze fisiche e dell’anima per quanti vivono lontani dalla fede, ci spoglieremo dei nostri peccati davanti al Santissimo ed in silenzio lasceremo risuonare nei nostri cuori tutte le nostre preghiere.

Relazione di Mons. Giuseppe Busani

“Lo Spirito della Liturgia: Il Giorno del Signore”

Giornata Regionale per gli animatori della Liturgia

La Commissione Liturgica Regionale, presieduta da S.E. Mons Giuseppe Piemontese, vescovo della diocesi di Terni-Narni-Amelia e guidata da don Antonio Borgo, invita tutti a partecipare Domenica 18 febbraio dalle ore 15:00 alle ore 18:30 alla Giornata Regionale per gli Animatori della Liturgia.

Tema della giornata sarà “Lo Spirito della Liturgia: Il Giorno del Signore” sul quale, nella prima parte del pomeriggio, terrà una relazione Mons. Giuseppe Busani, parroco della parrocchia di San Giovanni Battista in Castel San Giovanni (PC), liturgista della diocesi di Piacenza-Bobbio, già direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale.

La seconda parte del pomeriggio, invece, sarà dedicata a brevi testimonianze tematiche dalle varie Diocesi:

“Il Giorno del Signore…FAMIGLIA, Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino

“Il Giorno del Signore…CARITÀ, Diocesi di Spoleto-Norcia

“Il Giorno del Signore…CATECHESI”, Diocesi di Terni-Narni-Amelia

“Il Giorno del Signore…GIOVANI, Diocesi di Perugia-Città della Pieve

«L’intento di questo pomeriggio – spiega don Antonio – è quello di fare memoria grata del lavoro svolto dalla Commissione attraverso i direttori che si sono susseguiti negli ultimi anni e di rilanciare la formazione dei laici dal punto di vista liturgico. Ripartire dalla Domenica, Giorno del Signore, giorno dei giorni, significa riscoprire la dinamica del tempo alla luce del mistero Pasquale che celebriamo ogni domenica nell’Eucaristia. Vivere la Domenica, come festa primordiale, come ci ricorda la Sacrosanctum Concilium significa recuperare la dimensione della festa, della famiglia, della ministerialità senza dimenticare l’irrinunciabile testimonianza della carità che rende credibile, agli occhi degli altri, ciò che celebriamo. Viviamo il Giorno del Signore. Riscopriamo in esso la bellezza di tutto ciò che di nobile e giusto l’uomo di oggi desidera vivere. La Domenica ci libera dalla ferialità degli altri giorni e dalla monotonia della vita perché nel giorno del Signore “fiorisce lo Spirito” come ci ricorda la Tradizione Apostolica di Ippolito di Roma. Vorremmo che nelle nostre comunità cominciasse a risuonare l’eco dei martiri di Abitene “senza la domenica non possiamo vivre” “sine Dominico non possumus”».

Vi aspettiamo, è un appuntamento da non perdere

Per chi fosse interessato informiamo che da Valfabbrica partirà un pullman alle ore 13:15 per raggiungere Collevalenza.

(quota 10 €, contatti segreteria.ufflitceu@libero.it; ufficioliturgico.diocesiasnogu@gmail.com; Tel. whatsapp 3891872442)


La Santa Messa: Il Gloria e la Colletta (21 gennaio 2018, III domenica T.O.)

IL GLORIA

Dopo i riti iniziali si recita o si canta il “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”.

Cito il Messale (Introd. gen. n. 53): “Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello. Il testo di questo inno non può essere sostituito con un altro. Viene iniziato dal sacerdote o, secondo l’opportunità, dal cantore o dalla schola, ma viene cantato o da tutti simultaneamente o dal popolo alternativamente con la schola, oppure dalla stessa schola. Se non lo si canta, viene recitato da tutti, o insieme o da due cori che si alternano.

Lo si canta o si recita nelle domeniche fuori del tempo di Avvento e Quaresima; e inoltre nelle solennità e feste, e in celebrazioni di particolare solennità.”

Questo inno stupendo, che è professione di fede, di lode e di implorazione, che si colloca al centro del mistero trinitario e cristologico e ci fa gustare le realtà dello spirito, è una preghiera sublime che va recitata col cuore, senza fretta, con le debite pause, assaporando quanto espresso con la bocca. E’ bene abituarsi a recitarlo col cuore nei momenti di aridità e nelle prove, oltre che nei momenti felici della vita.

LA COLLETTA

Al termine dell’inno, il sacerdote invita alla preghiera. Tutti fanno silenzio per qualche istante mettendosi alla presenza di Dio e formulando le proprie intenzioni di preghiera. Non sempre questo silenzio è compreso e ben utilizzato, ma non è certo una formalità. Poi il sacerdote recita o canta l’orazione che è chiamata colletta perché esprime l’indole della celebrazione, ossia riunisce e prende in unità gli animi e le preghiere di tutti.

E’ la preghiera della Chiesa che ha sempre una particolare efficacia.

Da antica tradizione la colletta annuncia il mistero celebrato e innalza a Dio una richiesta rivolgendosi al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, in forme diverse. E’ il modello della preghiera cristiana.

Il popolo fa sua la preghiera con la solenne acclamazione dell’Amen.

don Orlando Gori

Secondo incontro del ciclo di catechesi liturgica

“FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME”

La Celebrazione Eucaristica: Riti di Introduzione e Liturgia della Parola

Grande partecipazione anche alla seconda catechesi di formazione liturgica.

Più che raddoppiate le presenze a Salmata, centro pastorale di Santa Maria di nuovo pieno.

Fate questo in memoria di me”, quello che può apparire come un comando di Gesù in realtà è una promessa, “ogni volta che celebrerete, io sarò in mezzo a voi e voi sarete in comunione con me”.

Ogni Celebrazione Eucaristica si compone di due grandi MENSE, la LITURGIA DELLA PAROLA E LA LITURGIA EUCARISTICA e di tre Riti, quelli di Introduzione, di Offertorio, di Postcommunio.

Il primo passo che compiamo quando celebriamo l’Eucaristia è il convenire insieme in assemblea.

I RITI DI INTRODUZIONE ci aiutano a sentirci comunità, a riconoscerci peccatori e bisognosi della Misericordia di Dio, a costituirci famiglia.

Il Canto di Ingresso, che, insieme a quello per la Presentazione dei Doni, per la Comunione e al Canto Finale, compone i Canti Processionali, deve essere adeguato al tempo e al giorno liturgico che si sta vivendo, ci invita ad unire le nostre voci in un’unica voce di Lode a Dio, ad armonizzarci con gli altri, per scoprirci tante membra dell’unico Corpo di Cristo.

Dopo la Processione di Ingresso, in ricordo di Gesù che entra a Gerusalemme per offrirsi in sacrificio per noi, il sacerdote bacia l’altare, segno della presenza di Cristo, a nome di tutta l’assemblea e lo venera.

Il Segno della Croce che facciamo all’inizio della Celebrazione richiama il nostro Battesimo. “Fallo bene e mentre lo fai sentiti avvolto dall’abbraccio misericordioso di Dio”.

Riconoscersi peccatori dinanzi a Dio che si dona per noi è la prima cosa che siamo chiamati a fare con l’Atto Penitenziale.

“Una comunità è formata da cristiani non più peccatori né già santi, caduti e cadenti ma sostenuti dalla promessa della Misericordia di Dio”, riconoscere i propri peccati è coraggio di verità per non vivere mascherati.

Anche nella tua vita, non vedere l’altro come il tuo nemico, nelle contese ha ragione chi per primo chiede scusa, “giudicare gli altri ci rende ciechi, mentre l’amore è illuminante”.

Il Gloria, che insieme al Kyrie, al Salmo Responsoriale, all’Alleluia, al Santo, al Mistero della Fede e all’Agnello di Dio compone i Canti Rituali, evoca il canto degli Angeli alla Nascita di Gesù, è un inno di lode, il gioioso annuncio del Verbo che si è fatto carne e per questo va cantato.

L’ultima parte dei riti introduttivi è rappresentato dalla Colletta, cioè la raccolta delle preghiere dell’assemblea per mezzo del celebrante.

Nella LITURGIA DELLA PAROLA è Dio che dialoga con il suo popolo, Dio parla (prima e seconda lettura), l’uomo risponde (Salmo e Canto al Vangelo), Cristo poi prende possesso dell’assemblea (Vangelo), e il popolo professa la sua fede con il Credo, elemento battesimale per eccellenza.

L’Antico Testamento presenta la salvezza annunciata e preparata, il Nuovo Testamento la realizzazione e il compimento. Attraverso l’Omelia, il sacerdote poi attualizza la Parola e la trasforma in salvezza da vivere.

Con la Preghiera dei Fedeli, infine, attraverso la quale eleviamo la nostra preghiera a Dio e lo invochiamo, si chiude la Liturgia della Parola.

È fondamentale che i lettori preparino bene le letture e le proclamino in modo da trasformarle in evento, la Parola capita e pregata diventa testimonianza.

“Chi non accoglie la Parola del Verbo, non può ricevere il Corpo del Verbo”.

Questa una sintesi di quanto relazionato da don Antonio Borgo a Salmata e da Suor Rosa Magaz a Santa Maria degli Angeli.

(16-17 Gennaio 2018)


Primo incontro del ciclo di catechesi liturgica

“Eucaristia: Mistero da CREDERE, Mistero da CELEBRARE, Mistero da VIVERE”

 In tantissimi hanno risposto all’invito a partecipare al primo incontro del ciclo di catechesi “Lo Spirito della Liturgia: l’Eucaristia”. Numerosa la partecipazione a Salmata, gremito il centro pastorale di Santa Maria degli Angeli.

“Eucaristia: Mistero da CREDERE, Mistero da CELEBRARE, Mistero da VIVERE”.

La Chiesa, la domenica, è la sposa che va incontro a Cristo, suo promesso sposo, per celebrare le nozze eterne. Ogni volta che non partecipiamo alla Celebrazione domenicale, seppure impegnati nella più nobile delle cause, è un matrimonio mancato, un adulterio.

Piccola è la goccia di rugiada e rinfresca le foglie assetate. Piccolo è il chicco di grano e riempie le tavole di pane. Piccolo è l’acino d’uva e riempie di vino i bicchieri.” (José Guillén) Piccolo è un pezzetto di pane, piccola è una goccia di vino ma trasformati in Corpo e Sangue di Cristo sono sacramento del nostro riscatto, gioia della nostra vita presente, speranza e salvezza per la vita eterna.

Questi alcuni degli spunti di riflessione che don Antonio Borgo, direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano, ha fornito ai presenti che con attenzione e molto entusiasmo hanno seguito l’incontro.

Al termine delle catechesi sarà fornito ai presenti del materiale utile per continuare la propria formazione.

Martedì 16 a Salmata e Mercoledì 17 a Santa Maria degli Angeli il secondo incontro aperto a tutti.

 


Lo Spirito della Liturgia: L’Eucaristia

Ciclo di catechesi per la formazione liturgica

Al via stasera, 9 gennaio alle ore 21:00, presso l’Auditorium del Santuario di Nostra Signora de La Salette a Salmata e domani sera stessa ora al Centro Pastorale di Santa Maria degli Angeli un ciclo di catechesi organizzato dall’Ufficio Liturgico Diocesano dal titolo “Lo Spirito della Liturgia: L’Eucaristia”. Il corso è rivolto in particolar modo a tutti gli operatori impegnati nella liturgia ma anche a tutti gli altri operatori pastorali e a quanti desiderano approfondire la propria formazione.

Relatori saranno il direttore don Antonio Borgo e il vice direttore Suor Rosa Magaz dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

 


La Santa Messa: I riti iniziali (6 gennaio 2018, Epifania del Signore)

Il Sacerdote, giunto alla sede, volge lo sguardo verso l’assemblea, che si è radunata per la celebrazione dell’Eucarestia. Non si tratta di un raduno qualunque – come per una conferenza, un concerto, una solennità civile – ma di una convocazione da parte del Signore Gesù che si rende presente e operante per mezzo di quella assemblea che è il Corpo di Cristo.

Purtroppo non di rado l’assemblea è in fieri perché c’è la coda dei ritardatari a cui non si rimedia ritardando l’inizio della Messa ma creando con pazienza una sensibilità diversa. Una domenica, recandomi in una chiesa della Germania insieme a un amico due minuti prima dell’orario della Messa, mi accorsi che eravamo stati noi due italiani gli ultimi ad entrare.

Il sacerdote, rivolto al popolo in piedi, insieme ai fedeli si segna col segno della croce dicendo o cantando: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Il popolo risponde o canta: “Amen”. È il sì della fede. Il Papa recentemente ha richiamato i fedeli a far bene il segno della croce e a insegnarlo ai propri figli perché spesso si compiono gesti insignificanti mentre vengono evidenziati i misteri fondamentali della Trinità e della Redenzione.

Poi il sacerdote, rivolto al popolo e stendendo le mani, saluta l’assemblea con una delle formule proposte dal messale. Può anche esprimersi con parole proprie ricavate dalla Sacra Scrittura, ma deve essere breve e pertinente, perciò è preferibile usare le belle formule del messale. Il sacerdote può anche introdurre i fedeli alla comprensione della Messa di quel giorno; oppure può farlo un’altra persona – il commentatore – con parole appropriate e brevissime.

Sacerdote e ministri abbiano cura di non parlarsi addosso, di usare un tono di voce adatto alla circostanza, di pronunciare le parole in modo distinto e comprensibile, di non discorrere alla meglio ma di proclamare in modo garbato, senza affettazione, come si conviene in una celebrazione liturgica, che esclude ogni forma di sciatteria.

Segue l’atto penitenziale. All’invito del sacerdote riconosciamo i nostri peccati, chiedendo perdono a Dio e ai fratelli per poter celebrare degnamente i santi misteri. Le invocazioni imploranti sono molteplici e si possono usare a scelta i modelli tratti dal messale rivolti a Cristo Signore a cui segue l’assoluzione da parte del sacerdote. Ogni tanto è utile sottolineare l’esigenza del perdono cristiano verso gli altri perché non di rado con disinvoltura si partecipa alla Messa e quindi alla comunione eucaristica col rancore o l’odio o la indifferenza verso il prossimo. Nell’atto penitenziale rientra il kyrie (Signore, pietà) recitato o cantato dal presidente e dall’assemblea. È una formula antichissima in lingua greca che le generazioni dei cristiani ci hanno trasmesso.

Quando le persone lamentano di non saper pregare, invitiamole a ripetere, nella vita ordinaria, le stupende formule liturgiche usate nella Messa: formule di pentimento, di adorazione, di ringraziamento e d’implorazione che sono disseminate lungo tutta la celebrazione eucaristica e anche quelle della Liturgia delle Ore.

La Liturgia è una miniera di spiritualità cristiana.

don Orlando Gori

La Santa Messa: Il canto nella Messa (24 dicembre 2017, IV domenica di Avvento)

La Messa si apre con il canto e durante tutta la celebrazione, in diversi momenti, si elevano canti. Il Vaticano II ci ha ricordato che il canto sacro non è un accessorio ma “è parte necessaria e integrale della liturgia solenne”. Anche a Natale, la prima grande solennità dell’anno liturgico, gli angeli cantano: Gloria a Dio e pace agli uomini.

Il canto esprime i sentimenti più profondi dell’animo: la festa, la gioia, l’adorazione, il ringraziamento, il giubilo, il pentimento, l’invocazione, l’amore, la solidarietà. Il canto ha la potenza dilatare il cuore e coinvolgere tutta la persona lanciandola verso gli atteggiamenti migliori. È un mezzo singolare di formazione spirituale.

Il canto gregoriano è proprio della liturgia romana”: merita di essere coltivato almeno in alcune parti divenute classiche; anche la polifonia e il canto popolare religioso siano promossi. La schola cantorum sia coltivata con impegno; infatti esercita un ministero di grande importanza, che esclude ogni forma di protagonismo mondano.

Di solito il canto si alterna tra celebrante e assemblea, tra schola e assemblea. A volte si può semplicemente ascoltare la schola. Far cantare l’assemblea è ancora un traguardo da perseguire con pazienza e tenacia. I nostri fratelli cristiani riformati ci insegnano molto a questo proposito.

Durante il canto può essere utile la presenza discreta di una persona che guida l’assemblea: posta in luogo adatto, non invadente, non schiacciante al microfono il canto dell’assemblea sostituendosi ad essa, non gesticolante, ma che indica con piccoli gesti gli attacchi del canto, lo sostiene e dà sicurezza al popolo.

La domenica, “giorno di festa primordiale”, il popolo cristiano si mobilita avido della parola, del canto, della comunità, della cena eucaristica, dell’incontro fraterno. Si sa che il canto va preparato e che molti strumenti possono favorirlo sebbene l’organo a canne sia lo strumento musicale tradizionale il cui suono ha il potere di dare splendore alla celebrazione e di elevare l’animo a Dio.

don Orlando Gori

La Santa Messa: La processione iniziale (17 dicembre 2017, III domenica di Avvento)

La Santa Messa: La processione iniziale

All’ora stabilita si snoda la processione iniziale verso l’altare. Come Gesù sofferente si avvia verso il Golgota portando la croce; come il Risorto cammina con i due discepoli verso Emmaus, così il sacerdote e i ministri, indossate le vesti sacre, procedono verso l’altare. Se si usa l’incenso, il sacerdote, prima iniziare la processione, lo pone nel turibolo e lo benedice con un segno di croce, senza dire nulla. Ordinariamente l’assemblea riunita è avvertita da uno squillo della campanella.

L’ordine della processione è il seguente: il turiferario con il turibolo fumigante ( se si usa) ; i ministri che portano i ceri accesi e tra loro l’accolito o un altro ministro con la croce ( se si porta); gli accoliti e gli altri ministri; il diacono ( se c’è) o il lettore che può portare l’Evangeliario, non il Lezionario, tenendolo un poco elevato; il sacerdote celebrante.

I membri della processione non si comportano come dei passeggiatori distratti che guardano qua e là ma con animo raccolto come si conviene in una azione sacra. Mentre la processione si dirige verso l’altare si eleva il canto di ingresso. Lo scopo di questo canto è aprire la celebrazione, suscitare l’unità dell’assemblea, introdurre le persone nel mistero del tempo liturgico o della festa che viene celebrata e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri che è come l’ingresso di Cristo nell’assemblea. Non perciò un canto qualunque ma pertinente, significativo, scelto ordinariamente tra quelli suggeriti nella raccolta della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), evitando ogni bizzarria nel canto liturgico.

Giunti in presbiterio, sacerdote e ministri fanno un profondo inchino (o la genuflessione se c’è davanti, ma non dovrebbe esserci, il tabernacolo con l’Eucarestia). La croce portata in processione può fungere da croce dell’altare ( ma una sola deve essere la croce) altrimenti è posta altrove; candelieri sono collocati sull’altare o, meglio, accanto; l’Evangeliario è posto sull’altare. Il sacerdote e il diacono salgono all’altare e lo venerano con un bacio, perché rappresenta Cristo. Poi il sacerdote, secondo l’opportunità, incensa la croce e l’altare girando attorno ad esso. Compiuto ciò, il sacerdote si reca alla sede.

don Orlando Gori